Keaton - Francesco Guccini

Keaton - Francesco Guccini

Альбом
Signora Bovary
Год
2006
Язык
`イタリア語`
Длительность
613130

以下は曲の歌詞です Keaton 、アーティスト - Francesco Guccini 翻訳付き

歌詞 " Keaton "

原文と翻訳

Keaton

Francesco Guccini

Lo chiamavamo Keaton quel pianista

Naturalmente perchè non sorrideva mai

Mentre noi ci ammazzavamo di risate

A vederlo là, come un parafulmine, dritto contro un cielo di guai

Guai di tasca a violoncello, guai d’amore

Guai da vita distratta e disperata

Che ricamavano dentro al suo stupore

Una tela affascinante, ma un po' troppo delicata…

Keaton si presentò come un jazzista

Appassionato e puro, in stile Rete Tre

Coi pregiudizi di chi si sente artista

Perché non faceva soldi, lui, con le canzoni, come me

Ma non mi accompagnava poi malvolentieri

Eravamo due grandi acrobati della malinconia

E poi, poi dobbiamo farne di mestieri

Noi che viviamo della nostra fantasia…

Parlavamo poi molto in quelle sere

In qualche bar, dopo il concerto, insonni e morti

Di politica, ciclismo, storie vere

E di come i «Weather Report» erano forti

E di come era importante fra la gente

Non essere solo musica e parole

E di come era importante che la gente

Non fosse una massa di persone sole…

Ah, Keaton, Keaton, che fine hai fatto, Keaton?

Sei poi andato in malora, Keaton?

Lo sai che ti sto venendo a cercare?

Keaton, ah, Keaton, perché stanotte, Keaton

Proprio stanotte, Keaton, avrei bisogno di sentirti suonare…

S’illuminava poi come di colpo

Lungo l’effimero consueto di una sera

S’illuminava di una gioia grande

Quando si avvicinava a una tastiera

E preferiva quelle un poco usate

Quelle in cui tutti mettono le mani

Quelle ingiallite dal tempo, un po' scordate

Dall’ignoranza e dalla passione degli umani…

E poi una volta abbiamo litigato

Per una donna prima sua e poi mia

Lui coi suoi guai, io col mio quasi peccato

Sconfitti entrambi dalla gran malinconia

Ci siamo persi quasi senza una parola

Ma tutti e due con più rabbia che rimpianto

Come i bambini che si fan dispetti a scuola

Come due vecchi che si sono amati tanto…

Poi ho provato a rintracciarlo dappertutto

Chiedendo a più d’un dirigente supponente

Telefonando all’Arci-caccia, all’Arci-tutto

Ma di Keaton sembra non sia rimasto niente

Se se ne parla è nel ricordo di un momento

Qualcuno dice che l’ha visto, ma lontano

E tutti, tutti con un gran sorriso spento

Come per dire: «Era un ragazzo troppo strano»

Ah, Keaton, Keaton, che fine hai fatto, Keaton?

Se mi vedessi col mio trench stile Bogart, Keaton

Sotto la pioggia che ti vengo a cercare…

Keaton, ah, Keaton, perché mi manca, Keaton

Questa notte mi manca la tua voglia di star qui a suonare…

E finalmente un chissacchì non mi delude

Forse, però non sa, probabilmente

È in una provincia lontana come una palude

Dai nostri discorsi di suonare fra la gente

Una provincia come una sconfitta

Meno che essere una minoranza dignitosa

E una palude è certo troppo fitta

Di voli di zanzara per suonarci qualche cosa…

Lo trovo e sembra che non sia più Keaton

Anche se è contento di vedermi

«Sembrava facile toccarlo con un dito», dice

«Ma il cielo ci ha voluto tutti fermi»

E finalmente ride, ma ride tanto ed è ingrassato

E giura troppo che non sta poi male

Il jazz ormai se l'è dimenticato

Ci son parole, tempi e ritmi anche dentro un ospedale…

E nel lasciarmi all’inizio della sera:

«È come», dice, «alla fine del cinema muto

C'è il sonoro, non serve una tastiera…»

Ci salutiamo nel silenzio più assoluto…

Ed esco fuori con i miei giornali

E non ho voglia di ridere per niente

Ho un treno che mi aspetta alla stazione

Mi dà fastidio anche il rumore della gente…

Ah, Keaton, Keaton!

Keaton, quello vero, l’ultima volta che l’hanno visto passeggiava

Lungo le strade e per il vento di Roma

Durante le pause di un film con Franchi e Ingrassia

Aveva in corpo mille litri di alcool

La faccia la solita, senza allegria

Si ubriacava ogni giorno con la troupe borgatara

Alla faccia della cirrosi epatica

Perché lui ci teneva al suo pubblico

Più che al suo fegato

E gli elettricisti sono gente simpatica

Gli urlavano infatti «Anvedi s'è forte 'sto Keaton!»

Bevendo il bianco misterioso dei colli di Roma

O quello forte del sud che fa assaggiare l’infinito

A tutta la gente di bocca buona…

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